martedì 5 aprile 2011

PROTEST OF SILENCE | FOR L'AQUILA

6TH APRIL 2011
MONTECITORIO SQUARE
4,00 PM

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The Protest of Silence is back to remark upon the fact mere words seem to have lost their dignity and strength and their capacity to change the future.

On the 6th of April 2009 an earthquake shook the district of L'Aquila, annihilating her past and present and eroding the cultural heritage of her Community. Two full years later L'Aquila is still a ghost town, a victim not just of the terrible natural tragedy, but also a victim of the many rhetorical speeches which followed. Fine but ultimately hollow words with little or no actual follow up. Words which even, in part, masked the cry of the real underlying suffering.

The Protest of Silence is in sympathy with the victims of this tragedy. Its aim is to remind the Authorities, the media and the people of Italy that words alone do not heal the wounds and damage suffered by the victims and survivors of L'Aquila.

The Protest of Silence marks the second anniversary of L'Aquila's earthquake with the words of the poet Hugo Mujica «in the depths are no roots but only what has been rooted out». These verses express the tragedy of a population which lives in dignity and patience but still lacks houses, hospitals, schools and churches, memory and heritage. 



WHO WE ARE
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The Protest of Silence is an independent, non-political community which began in Rome in February 2011. Its aim is to use silence to reclaim the importance of the Word whose overuse undermines Democracy.

lunedì 4 aprile 2011

LA REVOLTE DU SILENCE | POUR L'AQUILA

6 AVRIL 2011 
PIAZZA DI MONTECITORIO | ROMA
H.16:00

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La révolte du silence retourne (et retournera) face au parlement italien pour dénoncer combien les paroles ont perdu sens, dignité et force, mais surtout pour déclarer leur dramatique incapacité à se traduire en action, en changement, en futur.
Il y a deux ans désormais que le tremblement de terre a anéanti le territoire de L’Aquila, son passé et son présent, en sapant les racines identitaires d’une communauté toute entière. Deux ans après,
L’Aquila est encore une ville morte, victime et symbole du refoulement criminel et particulier qui dans ce pays amnésique suit l’emphase et l’hypertrophie rhétorique, saturant et dominant les quelques jours,
les quelques heures qui suivent un drame.

La révolte du silence veut rester à coté de toutes les victimes de cette tragédie sans se superposer à leur voix, en rappelant à nos institutions, aux medias et à tous les citoyens italiens que les mots sont importants, mais qu’ils ne suffisent pas à soigner les blessures et les offenses comme celles qui ont marqué et qui marquent encore cette terre et ceux qui y appartiennent.

La révolte du silence
célèbre donc le jour du deuxième anniversaire du tremblement de terre de L’Aquila et s’approprie une phrase du poète argentin Hugo Mujica «Au plus profond il n’y a pas de racines, mais ce qui a été arraché». Des vers qui n’ont pas épuisé leur force, des vers qui peuvent exprimer le drame d’une population digne et trop patiente, dont le droit d’habiter ses maisons, ses espaces communs et ses mémoires a été et est encore nié.

Sur la piazza Montecitorio notre silence ouvrira un espace de réflexion, en se constituant comme une archive ouverte et mettant à disposition des textes et des articles sur le tremblement de terre et ses conséquences.
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Dorénavant notre action sera le réflexe homéopatique des silences dont l’histoire récente et passée de ce pays a été tissée.  



QUI NOUS SOMMES
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La révolte du silence est née au mois de février 2011 à Rome à l’initiative d’un groupe de citoyens indépendants et auto-convoqués, déterminés, à travers la pratique obstinée du silence, à revendiquer l’importance de la parole et à dénoncer le risque que son abus et son érosion ne finissent par saper à la base la vie démocratique.

domenica 3 aprile 2011

LA RIVOLTA DEL SILENZIO | PER L'AQUILA


6 APRILE 2011
PIAZZA DI MONTECITORIO | ROMA
ORE 16:00

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La rivolta del silenzio torna (e tornerà) di fronte al parlamento italiano per denunciare quanto le parole abbiano perso senso, dignità e forza, ma soprattutto per dichiarare la loro drammatica incapacità a tradursi in azione, in cambiamento, in futuro.
Sono passati ormai due anni dal terremoto che ha annientato il territorio aquilano, il suo passato e il suo presente, minando gravemente le radici identitarie di un’intera comunità. Dopo due anni l’Aquila è ancora una città morta, vittima e simbolo di quella peculiare e criminale rimozione che in questo paese smemorato segue all’enfasi e all’ipertrofia retorica, saturando e sovrastando i pochi giorni, le poche ore che seguono un dramma.

La rivolta del silenzio intende stare accanto a tutte le vittime di questa tragedia senza sovrapporsi alla loro voce, ricordando alle nostre istituzioni, all’informazione e a tutti i cittadini italiani che le parole sono importanti, ma non bastano a curare ferite e offese come quelle che hanno segnato e continuano a segnare questa terra e chi vi appartiene.

La rivolta del silenzio manifesta quindi il giorno del secondo anniversario del terremoto dell’Aquila facendo propria la frase del poeta argentino Hugo Mujica «Nel profondo non ci sono radici, ma ciò che è stato estirpato». Versi che non hanno esaurito la loro forza, versi capaci di esprimere il dramma di una popolazione dignitosa e fin troppo paziente, il cui diritto ad abitare la propria casa, il proprio spazio comune e la propria memoria è stato di fatto negato e continua ad esserlo.

Nella piazza di Montecitorio il nostro silenzio aprirà uno spazio di riflessione, costituendosi come archivio aperto e mettendo a disposizione testi ed articoli sul terremoto e le sue conseguenze.
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Da ora in poi la nostra azione rifletterà omeopaticamente i silenzi di cui è tessuta la storia recente e passata di questo paese.

IL SENSO DEL NOSTRO SILENZIO | 01

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La rivolta del silenzio reagisce alla parola abusata e consumata, tradita e non tradotta, privata dei suoi significati, delle sue infinite sfumature, della sua dignità, reagisce al vuoto di pensieri, di contenuti, di culture, di memorie, di orizzonti.
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La rivolta del silenzio non intende sostituire o negare tutto quello che la società civile italiana sta mettendo in atto per reagire a questo stato di fatto. Il nostro è un semplice invito a riflettere sull’importanza delle parole, qui e ora.

Questa protesta, solo apparentemente passiva, è accanto e non contro quei giornalisti, scrittori, magistrati, attivisti che fanno tutto il possibile per informarci e renderci quotidianamente consapevoli di ciò che ci accade intorno, stimolandoci a vivere attivamente, a prendere coscienza dell’esistente, a non dimenticare.

Attraverso la pratica del silenzio vogliamo denunciare la manomissione e lo smantellamento del lingua, operati al solo scopo di mantenere il paese in uno stato di catatonia e di torpore, per ribadire la sostanziale equivalenza dei discorsi e delle proposte, per incrementare esponenzialmente il rumore di fondo fino a rendere tutto indistinto ed assordante. Perché nulla cambi, perché il potere costituito possa giovare di questa dilagante paralisi.
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Crediamo che questo rumore sia un pericolo reale, perché strangola, soffoca ed immobilizza il pensiero, annebbia la memoria, inibisce l’azione.

Contestiamo l’uso delle parole come inerte materia, volatile ed effimera, finalizzata alla costruzione quotidiana di pensieri e teoremi infondati e fuorvianti.

Difendiamo la parola perché la consideriamo un vettore attivo e stratificato, una visione del mondo e sul mondo, nella consapevolezza che oggi senza alcuna vergogna ne venga fatto un uso superficiale e criminale.

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La rivolta del silenzio si schiera accanto e a sostegno di tutte quelle iniziative di risveglio e reazione della società civile che si richiamano ai valori fondanti della nostra Carta Costituzionale, simbolo e luogo esemplare in cui la parola raggiunge il grado più alto di dignità e diventa vero strumento di democrazia. Abbiamo deciso di portare il nostro silenzio davanti al Parlamento, perché questa trama di parole riconquistate, pesate, pensate, volute, sofferte è nata qui. E da qui invitiamo questo paese a fermarsi e a riflettere, perché le sue parole e i suoi pensieri possano ancora una volta tornare ad essere riconquistati, riabilitati, riabitati, per tornare a desiderare il futuro.

IL SENSO DEL NOSTRO SILENZIO | 02

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La nostra non è una pratica nichilista né spirituale - ci teniamo a ribadirlo ancora una volta - la rivolta del silenzio è il disperato tentativo da parte di una generazione nata e cresciuta all'ombra delle cicale, di reagire a quella miscela assordante e annichilente di rumore e torpore che sono stati gli ultimi trent'anni di storia.

Abbiamo visto fallire la violenza, narcotizzare le idee e trionfare l'edonismo individualista di un'ormai compiuta società dello spettacolo. Abbiamo capito in cosa eravamo immersi e siamo cresciuti alla ricerca di parole pensate, di memoria, per poter resistere, per poter capire, facendone l'antidoto contro ogni ulteriore forma di imbarbarimento e di deriva. Abbiamo creduto nel loro profondo valore civile. E se le parole hanno salvato noi, crediamo che questo sia il momento per restituire loro la nostra cura e per proteggere e ricostruire quello spazio di civiltà che sono state capaci di garantirci, malgrado tutto e tutti. 

Abbiamo deciso di reagire (anche, perché non ci stiamo limitando solo a questo) rinnovando la forma di questa reazione, scegliendo di non urlare, di non menare le mani, di non assaltare, occupare e violare in qualsiasi altro modo le regole (nelle quali crediamo, ora più che mai). 
Abbiamo deciso di non compiere gesti eclatanti, effimeri, spettacolari. 
Abbiamo deciso di esserci, di interporre i nostri corpi, senza dover necessariamente reiterare modalità di protesta che riteniamo essersi ormai confinate in una ritualizzazione autoassolutoria e autoreferenziale che non basta più e che contribuisce all'erosione stessa delle parole e dei pensieri, lasciando che nulla cambi, che nulla succeda veramente. 
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La rivolta del silenzio pone a tutti, qui e ora, una questione: siamo così disperati da andare fino in fondo, senza limitarci alle sole dichiarazioni di intenti? Abbiamo il coraggio e la disperazione di scendere in piazza tutti e di rimanervi ostinatamente, in silenzio, senza urla e senza violenza, con la sola forza delle nostre sacrosante ragioni, finché i responsabili di questa paralisi capiranno che è giunto il momento di fare un passo indietro e lasciare a noi la ricostruzione, la rinascita di questo paese?  

LA RIVOLTA DEL SILENZIO | AZIONE 01

19 MARZO 2011
PIAZZA DI MONTECITORIO | ROMA
ORE 10:00


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Per tornare a sognare e a costruire un paese normale, civile, consapevole del proprio passato, del proprio presente e persuaso di un futuro migliore, dobbiamo rispondere a questa barbarie ricostruendo il silenzio che c’è prima di ogni rinascita.

Proponiamo la resistenza del silenzio, l’ostinazione dei muli contro il collasso sociale, politico e culturale di questa Italia, nella quale non ci riconosciamo.
La rivolta del silenzio reagisce alla parola abusata e consumata, tradita e non tradotta, privata dei suoi significati, delle sue infinite sfumature, della sua dignità, reagisce al vuoto di pensieri, di contenuti, di culture, di memorie, di orizzonti.

La rivolta del silenzio, come uno specchio, si porrà dinanzi al simbolo dell’istituzione democratica italiana, al luogo dove è stata voluta, pensata e scritta la sua costituzione, trama di parole riconquistate, pesate, pensate, volute, sofferte.
È dal peso e dall’importanza delle parole che questa rivolta vuole ripartire, privandosene momentaneamente solo per sottrarle a questa deriva, per lasciare che davanti alla loro improvvisa assenza tutto questo si accorga della sua assordante inconsistenza e finalmente si taccia ed evapori.
La rivolta del silenzio, davanti al parlamento, invita questo paese a tacere per quella manciata di ore necessarie a strapparlo al nulla, perché le sue parole e i suoi pensieri possano ancora una volta tornare ad essere riconquistati, riabilitati, riabitati, per tornare a desiderare il futuro.
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La rivolta del silenzio propone una pratica, un’azione che si materializza in uno stare ostinato, in silenzio, seduti.
La rivolta del silenzio altro non è che resistenza pura, è tutto quello che non abbiamo piú da dire e tutto quello che non possiamo piú fare finché saremo immersi in questo «stato» di catatonia.
Ma è già la promessa di tutto quello che potremo e vorremo tornare a fare e a dire appena ne saremo fuori.

Useremo un solo slogan, la celebre frase di John Cage «non ho nulla da dire, e lo sto dicendo», che per la rivolta diventerà «non abbiamo più nulla da dire, e lo stiamo dicendo». Lo potremo scrivere o stampare su un foglio A4.
Al di fuori di questo, chi aderisce all’azione non deve aggiungere altro al silenzio se non vuole che la rivolta perda forza.
La rivolta del silenzio non è una manifestazione di partito o categoria, non è un flash mob, non è un evento effimero, localizzato e a tempo determinato, la rivolta del silenzio aspira a divenire una modalità simbolica e non violenta di interposizione, qui e ora.
Per questo motivo è nostro auspicio che si diffonda e venga fatta propria da tutti quelli che ne sentiranno la necessità, in qualsiasi angolo del paese. 
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Piú saremo e piú sarà frastornante il nostro silenzio.