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La rivolta del silenzio reagisce alla parola abusata e consumata, tradita e non tradotta, privata dei suoi significati, delle sue infinite sfumature, della sua dignità, reagisce al vuoto di pensieri, di contenuti, di culture, di memorie, di orizzonti.
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La rivolta del silenzio non intende sostituire o negare tutto quello che la società civile italiana sta mettendo in atto per reagire a questo stato di fatto. Il nostro è un semplice invito a riflettere sull’importanza delle parole, qui e ora.
Questa protesta, solo apparentemente passiva, è accanto e non contro quei giornalisti, scrittori, magistrati, attivisti che fanno tutto il possibile per informarci e renderci quotidianamente consapevoli di ciò che ci accade intorno, stimolandoci a vivere attivamente, a prendere coscienza dell’esistente, a non dimenticare.
Attraverso la pratica del silenzio vogliamo denunciare la manomissione e lo smantellamento del lingua, operati al solo scopo di mantenere il paese in uno stato di catatonia e di torpore, per ribadire la sostanziale equivalenza dei discorsi e delle proposte, per incrementare esponenzialmente il rumore di fondo fino a rendere tutto indistinto ed assordante. Perché nulla cambi, perché il potere costituito possa giovare di questa dilagante paralisi.
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Crediamo che questo rumore sia un pericolo reale, perché strangola, soffoca ed immobilizza il pensiero, annebbia la memoria, inibisce l’azione.
Contestiamo l’uso delle parole come inerte materia, volatile ed effimera, finalizzata alla costruzione quotidiana di pensieri e teoremi infondati e fuorvianti.
Difendiamo la parola perché la consideriamo un vettore attivo e stratificato, una visione del mondo e sul mondo, nella consapevolezza che oggi senza alcuna vergogna ne venga fatto un uso superficiale e criminale.
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La rivolta del silenzio si schiera accanto e a sostegno di tutte quelle iniziative di risveglio e reazione della società civile che si richiamano ai valori fondanti della nostra Carta Costituzionale, simbolo e luogo esemplare in cui la parola raggiunge il grado più alto di dignità e diventa vero strumento di democrazia. Abbiamo deciso di portare il nostro silenzio davanti al Parlamento, perché questa trama di parole riconquistate, pesate, pensate, volute, sofferte è nata qui. E da qui invitiamo questo paese a fermarsi e a riflettere, perché le sue parole e i suoi pensieri possano ancora una volta tornare ad essere riconquistati, riabilitati, riabitati, per tornare a desiderare il futuro.
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