6 APRILE 2011
PIAZZA DI MONTECITORIO | ROMA
ORE 16:00
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La rivolta del silenzio torna (e tornerà) di fronte al parlamento italiano per denunciare quanto le parole abbiano perso senso, dignità e forza, ma soprattutto per dichiarare la loro drammatica incapacità a tradursi in azione, in cambiamento, in futuro.
Sono passati ormai due anni dal terremoto che ha annientato il territorio aquilano, il suo passato e il suo presente, minando gravemente le radici identitarie di un’intera comunità. Dopo due anni l’Aquila è ancora una città morta, vittima e simbolo di quella peculiare e criminale rimozione che in questo paese smemorato segue all’enfasi e all’ipertrofia retorica, saturando e sovrastando i pochi giorni, le poche ore che seguono un dramma.
La rivolta del silenzio intende stare accanto a tutte le vittime di questa tragedia senza sovrapporsi alla loro voce, ricordando alle nostre istituzioni, all’informazione e a tutti i cittadini italiani che le parole sono importanti, ma non bastano a curare ferite e offese come quelle che hanno segnato e continuano a segnare questa terra e chi vi appartiene.
La rivolta del silenzio manifesta quindi il giorno del secondo anniversario del terremoto dell’Aquila facendo propria la frase del poeta argentino Hugo Mujica «Nel profondo non ci sono radici, ma ciò che è stato estirpato». Versi che non hanno esaurito la loro forza, versi capaci di esprimere il dramma di una popolazione dignitosa e fin troppo paziente, il cui diritto ad abitare la propria casa, il proprio spazio comune e la propria memoria è stato di fatto negato e continua ad esserlo.
La rivolta del silenzio intende stare accanto a tutte le vittime di questa tragedia senza sovrapporsi alla loro voce, ricordando alle nostre istituzioni, all’informazione e a tutti i cittadini italiani che le parole sono importanti, ma non bastano a curare ferite e offese come quelle che hanno segnato e continuano a segnare questa terra e chi vi appartiene.
La rivolta del silenzio manifesta quindi il giorno del secondo anniversario del terremoto dell’Aquila facendo propria la frase del poeta argentino Hugo Mujica «Nel profondo non ci sono radici, ma ciò che è stato estirpato». Versi che non hanno esaurito la loro forza, versi capaci di esprimere il dramma di una popolazione dignitosa e fin troppo paziente, il cui diritto ad abitare la propria casa, il proprio spazio comune e la propria memoria è stato di fatto negato e continua ad esserlo.
Nella piazza di Montecitorio il nostro silenzio aprirà uno spazio di riflessione, costituendosi come archivio aperto e mettendo a disposizione testi ed articoli sul terremoto e le sue conseguenze.
Da ora in poi la nostra azione rifletterà omeopaticamente i silenzi di cui è tessuta la storia recente e passata di questo paese.
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