La nostra non è una pratica nichilista né spirituale - ci teniamo a ribadirlo ancora una volta - la rivolta del silenzio è il disperato tentativo da parte di una generazione nata e cresciuta all'ombra delle cicale, di reagire a quella miscela assordante e annichilente di rumore e torpore che sono stati gli ultimi trent'anni di storia.
Abbiamo visto fallire la violenza, narcotizzare le idee e trionfare l'edonismo individualista di un'ormai compiuta società dello spettacolo. Abbiamo capito in cosa eravamo immersi e siamo cresciuti alla ricerca di parole pensate, di memoria, per poter resistere, per poter capire, facendone l'antidoto contro ogni ulteriore forma di imbarbarimento e di deriva. Abbiamo creduto nel loro profondo valore civile. E se le parole hanno salvato noi, crediamo che questo sia il momento per restituire loro la nostra cura e per proteggere e ricostruire quello spazio di civiltà che sono state capaci di garantirci, malgrado tutto e tutti.
Abbiamo deciso di reagire (anche, perché non ci stiamo limitando solo a questo) rinnovando la forma di questa reazione, scegliendo di non urlare, di non menare le mani, di non assaltare, occupare e violare in qualsiasi altro modo le regole (nelle quali crediamo, ora più che mai).
Abbiamo deciso di non compiere gesti eclatanti, effimeri, spettacolari.
Abbiamo deciso di esserci, di interporre i nostri corpi, senza dover necessariamente reiterare modalità di protesta che riteniamo essersi ormai confinate in una ritualizzazione autoassolutoria e autoreferenziale che non basta più e che contribuisce all'erosione stessa delle parole e dei pensieri, lasciando che nulla cambi, che nulla succeda veramente.
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La rivolta del silenzio pone a tutti, qui e ora, una questione: siamo così disperati da andare fino in fondo, senza limitarci alle sole dichiarazioni di intenti? Abbiamo il coraggio e la disperazione di scendere in piazza tutti e di rimanervi ostinatamente, in silenzio, senza urla e senza violenza, con la sola forza delle nostre sacrosante ragioni, finché i responsabili di questa paralisi capiranno che è giunto il momento di fare un passo indietro e lasciare a noi la ricostruzione, la rinascita di questo paese?
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